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 In Dai Soci e dai Partner

Dalla quinta edizione dell’evento annuale di GELLIFY, “Corporate Entrepreneurship” 2021 è emerso che per prosperare nell’economia post-pandemica, le aziende stanno implementando il venturing strategico e il cambiamento culturale. Hanno l’urgente necessità di semplificare la burocrazia e governare l’innovazione per scalarla oltre la tipica funzione R&S.

Milano, 11 Novembre 2021 – Martedì 9 novembre e giovedì 10 novembre 2021 si è svolta online la quinta edizione dell’evento annuale della Community B2B di GELLIFY dal titolo “Corporate Entrepreneurship”.

La conferenza online ha visto la partecipazione di oltre 70 relatori internazionali con una vasta esperienza nel corporate venture capital, nell’intrapreneurship e nel venture building e l’iscrizione di oltre 900 decision-maker tra cui CVC, C-level, Executives e Innovation Manager collegati da oltre 50 Paesi al mondo.

Le 5 sessioni di speed-dating delle due giornate hanno visto la partecipazione di oltre 200 partecipanti al networking, i quali hanno scambiato biglietti da visita virtuali e avranno la possibilità di rafforzare le loro nuove relazioni nei prossimi mesi.

Durante le ben 21 sessioni online, relatori provenienti da vari settori di business e dal mondo accademico hanno discusso di come aziende e organizzazioni consolidate possano trarre vantaggio dalle metodologie di venturing, dal Corporate Venture Capital (CVC), dall’intrapreneurship, dalla cross-innovation e dalle startup tecnologiche innovative per far crescere il proprio business ed adattarsi alle sfide della nuova economia post-pandemica.

I partner di GELLIFY, tra cui lo studio legale Gianni & Origoni e lo studio di consulenza fiscale Pirola Pennuto Zei & Associati hanno condiviso le proprie competenze ed esperienza sulla proprietà intellettuale (IP) e sui processi di fusione e acquisizione (M&A) che possono aiutare le aziende a prepararsi alla disruption.

I 70 relatori, insieme al pubblico di decision-maker collegato online, hanno avuto la possibilità di condividere le nuove tendenze e metodologie di venturing che collegano aziende consolidate con le startup tecnologiche innovative.

Un pensiero comune che è emerso dalle varie sessioni della prima giornata è il WHY (il perchésempre più aziende si stiano concentrando sul corporate venturing. Queste hanno affermato che, anche se le aziende consolidate e tradizionali adottano questo approccio per ragioni finanziarie, ora si stanno orientando verso il venturing strategico, al fine di crescere insieme alle startup tecnologiche. Questa è anche una direzione verso cui si stanno dirigendo le PMI in Italia e Spagna.

Dalla prima giornata è emerso che le PMI italiane si sono molto più focalizzate sui nuovi business con un obiettivo strategico, piuttosto che finanziario, specialmente nel settore manifatturiero. Con la trasformazione dei processi produttivi in chiave 4.0 molte PMI tradizionali del panorama italiano si sono aperte alla digitalizzazione e hanno sentito la necessità di raccogliere velocemente alcune esperienze per restare competitive sui mercati attraverso l’acquisizione di persone, competenze e valori, per diventare più produttive.

Le grandi aziende hanno invece tipicamente costituito il proprio fondo specifico di CVC e puntano principalmente al ritorno finanziario.

Da una anticipazione – da parte di Alvise Biffi, vicepresidente di Assolombarda e consigliere di InnovUp – dell’Osservatorio sull’Open Innovation e il Corporate Venture Capital Italiano promosso da Assolombarda ed InnovUp, con il supporto scientifico di Infocamere e del Politecnico di Milano e con la collaborazione di Confindustria, Confindustria Piccola Industria e AnciLab e GELLIFY per la raccolta dei casi di successo e che sarà presentato il prossimo 15 novembre, è emerso come le circa 14mila startup presenti in Italia oggi (in crescita del +16,1% rispetto a 2020) presentino circa 83mila quote (+18,8%), detenute da 57mila soci distinti (+15,8%) considerando sia le persone fisiche che quelle giuridiche.

Tra queste sono circa 5mila le startup italiane che hanno almeno un socio Corporate e nessun investitore specializzato in innovazione nella propria compagine societaria, con una crescita del 23% rispetto al 2020. È inoltre emerso come l’80% di questi soci Corporate siano, nella realtà dei fatti, delle PMI a conferma della tipicità e vitalità del tessuto imprenditoriale italiano.

Il venturing con le startup, la costruzione di nuove venture e l’intrapreneurship, sono infatti le modalità migliori per realizzare l’open innovation. Queste attività permettono ad una tipica e lenta azienda “dinosauro” di accedere all’agilità e alla velocità di una startup.

Gli esperti presenti all’evento hanno sottolineato che questo è il motivo per cui i VC e i fondi di Private Equity si trovano ora a dover competere con le capacità e il potere di investimento delle unità di venturing aziendali.

Un recente articolo di Sifted – il verticale del Financial Times dedicato ad innovatori e imprenditori europei – supporta questo aspetto con un dato, che mostra che gli investimenti di strategic venturing possono produrre rendimenti medi di 3x – ben al di sopra delle performance della maggior parte dei VC.

Questi punti mostrano una chiara motivazione e spiegazione del perché intraprendere il venturing come azienda. Per quanto riguarda l’HOW (il come), le aziende più smart stanno facendo accadere la Corporate Entrepreneurship dall’interno e stanno lavorando nella direzione di avere una cultura aziendale aperta e che generi idee dalla propria stessa forza lavoro.

Stanno investendo secondo diverse modalità, cercando di capire attentamente quali startup sia meglio acquisire, quali costruire per proprio conto, e in quali investire attraverso una unit di CVC. Tutto si riduce ad un adattamento reciproco in termini culturali e strategici.

L’armonia culturale non riguarda solo la startup o il progetto che viene lanciato, ma anche i talenti all’interno di un’organizzazione. In molte sessioni si è discusso come il cambiamento culturale e il saper trattenere i talenti nel rilancio dell’economia post-pandemica siano una componente fondamentale di un piano di venturing di successo.

Con il fenomeno delle “grandi dimissioni” (“The Great Resignation”), che sta vedendo molti remote-worker diventare freelance o avviare un proprio business e molti datori di lavoro che stanno diventando un’opzione tra le tante per i professionisti più ambiziosi, è essenziale coinvolgere e responsabilizzare i dipendenti che vogliono essere stimolati, ed ascoltare le loro idee. L’intrapreneurship e il venturing sono i nuovi approcci utili ad ottenere un posto di lavoro che possa soddisfare la nuova mentalità delle generazioni X e Z.

Tuttavia, non tutte le startup possono avere successo se inserite direttamente all’interno di un’azienda. Diversi decision-maker intervenuti come speaker a “Corporate Entrepreneurship” hanno ipotizzato che a volte la migliore integrazione tra un’azienda e la sua nuova venture o startup corrisponda al paradosso di non integrarla. Al contrario sarebbe più vantaggioso fornirle solo le risorse necessarie (sotto forma di infrastrutture e finanziamenti) e lasciarla innovare “in autonomia” accanto all’azienda madre, fino a quando questa non sia in grado di integrare realmente le sue soluzioni.

Uno speaker lo ha paragonato ad avere un motoscafo: non si metterebbe il motoscafo sopra una nave cisterna per sapere come arrivare più velocemente su un’isola. Il motoscafo deve poter entrare in acqua, autonomamente, per raggiungere la terraferma e tornare indietro per comunicare alla nave cisterna come arrivarci.

Nella pratica questo implica che le aziende devono affrontare l’eredità dell’economia post-pandemica concentrandosi di più sulle competenze, tagliando le ridondanze e migliorando l’efficienza. Come hanno sottolineato i professori universitari intervenuti insieme con Michele Giordani, Founder and Managing Partner GELLIFY, nel panel “How to Thrive in the New Normal: Academic Perspectives” (“Come prosperare nella nuova normalità: prospettive accademiche”), i leader delle aziende devono anche avere una visione chiara sul livello di interdipendenza con l’ecosistema dell’innovazione e prepararsi a gestire problemi extra-ordinari, prima sconosciuti. Hanno bisogno di sapere per quali nuove battaglie prepararsi, quali giovani aziende faranno irruzione sui “dinosauri” del business, e come creare “anticorpi” impiegando risorse dirompenti.

Un sostrato comune a tutti gli interventi è stato che il successo delle unità di innovazione nella nuova economia dipende dalla loro capacità di perseguire modelli di imprenditorialità aziendale tra cui i venture builder, i CVC, l’intrapreneurship e la cross-innovation, che non sono solo legati alla creazione di valore per l’azienda ma anche agli asset futuri.

Siamo di fronte a un periodo di “Great Resignation”, ripensamento, nuove relazioni e business dirompenti.

Come hanno detto i relatori intervenuti in un panel coordinato da Lucia Chierchia, Managing Partner di GELLIFY, il tempo per costruire la Corporate Entrepreneurship nelle strutture aziendali e prevenire la disruption è già terminato. Ma non è troppo tardi per recuperare!

Per saperne di più sull’evento e sulle iniziative in corso e per scaricare la nostra ultima ricerca “The 4W’s of Corporate Venturing” (“Le 4 W del Corporate Venturing”) visitate il sito: www.corporateentrepreneurship.it.

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