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L’emergenza sanitaria ha spinto molti imprenditori a fare i conti con il loro tasso di maturità digitale ed ha impresso una notevole accelerazione alle imprese italiane, un trend ampiamente confermato dall’Osservatorio Qonto: oltre il 40% delle imprese ha destinato più del 10% del proprio budget degli investimenti 2020 in digitalizzazione ed il 44% dei casi ha riconosciuto un’accelerazione durante l’ultimo anno.

L’indagine condotta sui nostri utenti italiani misura il grado di digitalizzazione delle PMI italiane e riporta diversi segnali positivi, tra cui una digital perception molto elevata. Il 56% delle imprese partecipanti percepisce molto alto il proprio livello di digitalizzazione ed il 78% afferma che, da sempre, utilizza strumenti e servizi digitali.

In cima alla curva di maturità digitale delle imprese italiane svettano il settore informatico e delle telecomunicazioni (in una scala da 0 a 5, l’86% delle PMI del settore valuta tra 4 e 5 il grado di digitalizzazione della propria industria) e il settore dei servizi professionali e alle imprese (52%).

Al contrario, qual è il settore meno propenso al cambiamento? È l’edilizia il settore meno incline alla trasformazione digitale, ma anche il più propenso a recuperare terreno. Il settore delle costruzioni si è infatti dimostrato pronto al cambiamento ed ha cominciato a muovere i primi passi per affrontare le nuove sfide.

Quali sono i rischi di non investire in digitalizzazione?

Nonostante l’indice DESI (Digital Economy and Society Index) posizioni l’Italia ancora molto al di sotto della media UE in termini di digitalizzazione, è evidente che qualcosa stia cambiando.

Le microimprese, nonostante le difficoltà del momento, sono comunque andate incontro alla digitalizzazione, cercando metodi innovativi (necessariamente digitali viste le restrizioni) per restare in contatto con i clienti e continuare a distribuire loro i propri prodotti/servizi.

Le PMI italiane hanno capito che perdere il treno della digitalizzazione significa perdere competitività (38%)perdere fatturato (25%) ed in qualche caso persino un aumento dei costi (24%). Per questo, la maggior parte delle imprese ha reagito recuperando terreno.

Il tempo ci dirà se la trasformazione digitale in atto sia destinata a restare un fenomeno passeggero, ma tutto fa pensare che il processo iniziato tenderà a consolidarsi: oltre il 70% prevede di aumentare gli investimenti in digitalizzazione nel 2021.

Chi è il promotore degli investimenti digitali in azienda?

In linea di massima, le aziende più giovani (per costituzione, non per età dei loro imprenditori) hanno dimostrato una maggior propensione allo sviluppo digitale.

Le imprese nate negli ultimi 12 mesi allocano il budget più alto agli investimenti in digital transformation. Infatti l’82% delle start up sotto l’anno di età prevede un maggior sviluppo digitale nel 2021, contro il 64% delle aziende mature.

Uno dei dati più interessanti riguarda la figura del promotore della digitalizzazione in azienda: è l’imprenditore a spingere per l’adozione di strumenti digitali e nel 60% dei casi di tratta di over 40 e over 50.

 

In quali servizi business si sceglie di investire?

servizi Fintech (Finanza Tecnologica) sono stati gli strumenti digitali più scelti (63%), addirittura più degli strumenti per lo smart working come le video-conference (45%), dei servizi di marketing online (34%) e delle piattaforme di e-commerce per la vendita dei propri prodotti (28%).

Il sondaggio dell’Osservatorio Qonto ha confermato come la ripartenza economica del nostro Paese passi attraverso l’innovazione reale, progressiva e sostenibile.

La parola d’ordine è ottimizzare, ovvero trovare soluzioni che permettano di fare il proprio lavoro in maniera più veloce ed efficiente. Per questo, moltissime attività imprenditoriali hanno scelto di usare strumenti digitali e spostare online la loro operatività.

Le PMI italiane innovano per rispondere alle nuove sfide del proprio mercato, rimanere competitivi e cogliere nuove opportunità. Vogliono tornare a essere interlocutori indispensabili al proprio settore e, per farlo, mettono al primo posto la riorganizzazione digitale per i processi interni ed esterni.

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